In Calabria la Filiera della Canapa
*Quotidiano del Sud, Lunedì 7 Maggio 2018
Il progetto di Infusino: una rete di aziende locali e un seme autoctono
Il percorso tracciato “per combattere racket e mafia”
di Francesca Pignataro*
Fino alla prima metà del secolo scorso l’Italia era tra i primi produttori europei di canapa e questa materia prima nel settore tessile e alimentare impiegava molte famiglie. Tutto però cambiò con lo sviluppo di materiali sintetici, che fece diminuire l’interesse nei confronti della canapa e oggi i confini tra narcotraffico, sistema carcerario, produzione industriale, uso terapeutico e consumo ricreativo sono assai labili. Eppure la canapa potrebbe essere una delle occasioni di rilancio per la Calabria e lo sa bene Maurizio Infusino, fondatore del FabLab Arduiner Together Team e anche del neonato ManyCanapa, legato alla Filiera della Canapa Calabrese.
“Il mio punto di vista è stato quello di creare un brand unico chiamato ManyCanapa, come “tanta canapa” ma in dialetto “mani i canapa” (mani di canapa). Il progetto di filiera nasce per creare una serie di aziende che non sperperano risorse economiche, che si mettono insieme e che producono alta qualità in base ai nostri standard. La mia idea è stata mettere a disposizione delle persone un percorso formativo affinché si possa avviare il processo di produzione, di trasformazione e commercializzazione. Il FabLab è il punto d’incontro tra persone molto qualificate e il talento può essere anche quello dell’agricoltore, non solo quello di un ragazzo che sa utilizzare l’elettronica. Vogliamo che si iscrivano anche gli agricoltori che hanno seguito un percorso formativo, che possano far parte della nostra filiera dandoci però la garanzia che acquisteranno le piantine certificate e autorizzate dal Parlamento, useranno le procedure affinché il prodotto sia veramente bio e di alta qualità”, ha dichiarato Infusino.
La produzione di canapa di alta qualità a chilometro zero potrebbe coinvolgere un gran numero di lavoratori in settori differenti. Questa materia prima può essere trasformata in oli e farine alla base di un “new food” con cui innovare il settore alimentare, può essere usata nel settore cosmetico, nel settore tessile, ma la canapa può essere sfruttata anche nel settore industriale ed edilizio con la produzione di mattoni di canapa ad esempio, perché
“la canapa è come il maiale, non si butta via niente”.
Ad oggi nessuna delle sementi ammesse dal Parlamento è adatta al territorio calabrese, per questo uno degli obiettivi di ManyCanapa è
“identificare un seme autoctono detto anche l’erba rossa di Calabria o l’erba del diavolo”.
ManyCanapa ha pensato anche alla questione della specializzazione che dovrebbe favorire lo sviluppo economico, infatti il piano è quello di “fare una massiccia produzione di semi, farine e oli nella parte nord della Calabria e concentrarci su infiorescenze di alta qualità provenienti dalla parte sud e particolarmente nella parte ionica dove c’è la migliore esposizione solare ed i migliori terreni“. Nella costa ionica inoltre si concentrano le uniche aziende agricole che per il momento sono interessate al progetto.
Maurizio Infusino però è un imprenditore che oltre all’aspetto economico cura anche i risvolti sociali della sua attività: “Voglio fare un percorso tutto tracciato con la blockchain, un registro mastro che traccia il percorso del seme fino al prodotto finale trasformato e con cui combattere racket e mafia. Nella blockchain vorremmo inserire i token, un paniere d’azioni che viene rilasciato a ogni operatore che fa parte della filiera per dividere gli utili ricavati”.